Pubblicato su politicadomani Num 87 - Gennaio 2009

Fobie e rimedi
Paura di volare

Luca Evangelisti si occupa del trattamento dei disturbi d'ansia e da anni è responsabile del corso “Voglia di volare” di Alitalia, trattando sul campo numerosissime persone che soffrono di aerofobia. Nel suo libro, “Mai più paura di volare”, che è figlio di questa esperienza, in una cornice scientifica di riferimento ci sono indicazioni concrete per migliorare il proprio rapporto con l’aereo

 

Chi ha paura di volare?
È difficile rispondere a questa domanda. Lo è perché la paura di volare non si ferma di fronte a nulla e a nessuno. Può colpire tutti, a qualsiasi età, qualsiasi latitudine, non fa distinzioni di ceto, professionali, o geografiche. I numeri sono elevatissimi: il 53,5% degli Italiani ha paura di volare. In altre nazioni le percentuali sono, più o meno, le stesse. E i numeri sono in continuo aumento. Non serve a granché il fatto che l’aereo, negli anni, sia diventato un mezzo di trasporto molto diffuso. Così come i disturbi d’ansia sono sempre più frequenti, anche l’ansia da volo segue lo stesso trend. Attraverso “Voglia di volare” abbiamo “schedato” tutti i partecipanti ai nostri seminari e in questo modo siamo riusciti ad disegnare un identikit del “pauroso del volo” medio. Pur sapendo che le statistiche presentano anche qualche difetto, possiamo descrivere il “pauroso medio” come: donna, fascia tra i 30 ed i 40 anni, scolarità elevata.

Nella paura di volare riponiamo tutta una serie di disagi e di ansie che conserviamo dentro di noi?
Non solo nella paura di volare. Tutte le fobie hanno come comune denominatore proprio il fatto di ricoprire il ruolo di vaso di Pandora per angosce ed ansie che fanno riferimento ad altri ambiti della vita. Spesso, soprattutto in momenti di transizione importanti (la nascita di un figlio, la fine delle scuole superiori, un lutto significativo, un avanzamento di carriera), gli equilibri che fino a quel momento avevano funzionato alla grande, improvvisamente non sono più validi. Gli eventi impongono la ricerca di nuovi equilibri che possano gestire le situazioni meglio dei precedenti. E trovare nuovi equilibri, lo sappiamo, genera parecchia angoscia. Non sappiamo se ce la faremo, non siamo certi che saremo all’altezza delle nuove sfide e, in linea di massima, lasciare il vecchio per il nuovo, per “lo sconosciuto” sviluppa sempre una certa dose di ansia. Tutte queste angosce volteggiano minacciose sulla nostra testa fino a trovare un gancio su cui appendersi. E l’aereo è proprio il gancio ideale perché contiene in sé alcune caratteristiche che, oggettivamente, possono dare fastidio: è chiuso, sospeso a diecimila metri di altezza, non si presta a nessun tipo di controllo e richiede all’individuo di affidarsi completamente. Da quel momento in poi, siamo più sereni per la nostra vita ma iniziamo ad aver paura dell’aereo. E la vita improvvisamente cambia …in peggio.

Il primo capitolo del libro spiega con chiarezza il tema delle emozioni; anche l’ansia che si prova in volo è un’emozione. Ma le emozioni sono buone o cattive?
Le emozioni sono buone, al di là delle sensazioni gradevoli o spiacevoli che suscitano dentro di noi. Soprattutto le emozioni primarie (paura, disgusto, sorpresa, tristezza e rabbia), non solo sono buone, ma risultano fondamentali al fine di garantirci il miglior adattamento possibile all’ambiente. È necessario uscire dalla schematizzazione un po’ primordiale che prevede la suddivisione tra emozioni buone, che sono quelle che ci fanno percepire un certo benessere, tipo l’orgoglio, il piacere, la gioia, ecc..., ed emozioni cattive, che, al contrario, ci costringono a vivere spiacevoli sensazioni come la rabbia, la tristezza, l’ansia, la paura: il pezzetto di informazioni che ogni emozione porta dentro di sé la rende determinante nel favorire il nostro adattamento alla vita di tutti i giorni. Ogni informazione ha dentro di sé, all’interno del suo meccanismo, dei “codici” che, come il DNA, ci consentono di decifrare la natura intima del nostro carattere. E conoscere bene la pasta di cui siamo fatti è un requisito indispensabile per permetterci di vivere serenamente.

Ma è possibile ammortizzare gli effetti negativi delle emozioni dalle quali veniamo colpiti, come la paura o l’ansia?
Certo, il punto è proprio questo. Per molti di noi, le emozioni sono sciagure dalle quali è bene tenersi lontani. Ma più allontaniamo le emozioni, più ci convinciamo di poter star bene soltanto quando le acque sono completamente calme e non c’è neanche una piccola increspatura. In quel modo, prima o poi, finiamo per convincerci che siamo fragili, poco strutturati e che ogni più piccola sensazione può scuoterci come piante esposte alle tempeste più distruttive. Va sempre così. Si parte per volersi proteggere, ci si allontana dalle emozioni, ma si finisce, inevitabilmente, per sentirsi peggio di prima e con una percezione di noi come inadeguati e non abbastanza forti per vivere come gli altri. Invece dentro le nostre teste c’è tutto quello che serve per poter stare bene, affrontare le sfide che vogliamo, e vivere con quel senso di appagamento e di pienezza che ogni essere umano legittimamente persegue. Le emozioni, anche quelle negative, non vanno allontanate proprio perché, al contrario di quel che crediamo, disponiamo di moltissimi strumenti con cui gestirle. Non è necessario metterci sotto una campana di vetro. Possiamo vivere le emozioni fino in fondo attutendo gli aspetti più negativi, e facendo tesoro degli insegnamenti che ogni esperienza emotiva porta con sé. Nell’ultimo capitolo del libro sono esposti alcuni dei numerosi metodi che permettono di tenere a bada l’ansia da volo, di attenuarla a livelli tranquillamente gestibili, o di sbarazzarsene definitivamente.

Per approfondire:
Il testo integrale dell'intervista è pubblicato sul sito www.ilvolo.it. Si ringrazia lo staff del sito per la gentile concessione.

 

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